In breve:

Stellette e veleni. Le verità (nascoste) dei Poligoni militari

poligoni-militari

di Claudia Carta.
Che non sarebbe arrivato in Sardegna per “fare una scampagnata”, Gian Piero Scanu, deputato olbiese del Pd e presidente della commissione d’inchiesta sull’uranio impoverito, l’aveva detto eccome. E dalle pagine de La Nuova aveva proseguito: «Non siamo qui per rilassarci. Questa sarà l’ultima commissione perché risolverà i problemi delle servitù militari nell’Isola».
Ora, che questa sia effettivamente l’ultima commissione chiamata a far luce su quanto c’è sopra, sotto e tutto intorno alle aree militari off limits non è dato saperlo. Che risolva la spinosa questione legata alle servitù in terra sarda è indubbiamente l’auspicio di tutti. Troppo bello per essere vero.
Di sicuro c’è che nella cinque giorni sui poligoni di Quirra, Capo Frasca, Teulada e nel deposito munizioni di Santo Stefano, dal 3 al 7 ottobre scorso, è successo di tutto. Insieme a Scanu, tra gli altri, anche il deputato del Gruppo misto, Mauro Pili, il deputato del Centro democratico, Roberto Capelli, Edmondo Cirielli (Fratelli d’Italia) e Diego Faraoni (Pd), oltre a un team di trenta esperti al lavoro da anni sul fronte dei rapporti tra guerre simulate, effetti sulla salute, difesa dell’ambiente e dei posti di lavoro.
Sopralluoghi per capire. Certo, capire dopo sessant’anni di silenzio, di filo spinato invalicabile, di 560 tonnellate di ferraglia sparsa qui e là, persino sotto terra – “tanto non la scopre nessuno” – è un po’ pochino. Ma è pur sempre segno che qualcosa si muove, non fosse altro perché ci si sono messe in mezzo due procure, Cagliari e Lanusei. E, si sa, quando il tappo vien fuori, tutto ciò che c’è dentro esce a galla. Di buono e di marcio.
Insomma, meglio tardi che mai. E, sempre dalle dichiarazioni sul giornale sassarese, emerge quanto Scanu riconosca il poco tempismo dei governi precedenti: «Dopo quello che abbiamo visto c’è da chiedersi dove fosse la politica; adesso però possiamo dire che il convoglio è partito e diventerà inarrestabile. Le terre di nessuno, dove vigeva la giurisdizione domestica dei militari, sono tornati ad essere res publica».
Il deputato olbiese in quota Pd ha dunque le idee chiare e non nasconde una determinazione ferrea. La stessa che ha permesso alla sua commissione di rinvenire i resti lasciati da decenni di esercitazioni, di spari e simulazioni nei poligoni militari più grandi d’Europa, dove i soldati di mezzo mondo si danno appuntamento per giocare alla guerra.
Ma questo non è un gioco. E “dietro la collina, ci sta la notte crucca e assassina”. Una notte che parla di domande ancora in attesa di risposta, di uranio impoverito che avrebbe – il condizionale è d’obbligo – provocato la morte di 333 persone e la malattia in altre 3760, per la gran parte militari che sono entrati in contatto con lo scarto del procedimento di arricchimento dell’uranio utilizzato come combustibile nei reattori atomici e come principale elemento detonante nelle armi nucleari.
E poi c’è il disastro ambientale. Presunto, ma mica tanto. Ai giudici l’ardua sentenza. Intanto: fondali contaminati, chilometri quadrati disseminati di proiettili di artiglieria, missili che hanno bersagliato tutto ciò che poteva essere un buon bersaglio – fossero anche reperti archeologici – amianto. Tu chiamale, se vuoi…discariche. Sotto il cielo azzurro di Sardegna. Nel mare blu di Sardegna. Tra la macchia mediterranea, fra corbezzoli, cisto e mirto. Col sentore di elicriso. Il paradiso che tutti invidiano.
È successo di tutto nel tour dei misteri della commissione guidata da Scanu: visita interdetta ai giornalisti. Bunker di Santo Stefano? Sì, ma senza tablet e telefonini. “Questione di sicurezza”. La Santa Barbara della Marina militare è zona “classificata”. Come dire, inaccessibile. Il lasciapassare arriva solo mezzora più tardi. Tanto imbarazzo. Molta incertezza. “Solo munizioni convenzionali in uso alla Marina”. Sempre e solo quel “ci hanno detto”. E, si sa, l’ipse dixit non si discute mai.
A Capo Frasca la protesta dei pescatori che, insieme ai sindaci, rivendicano ciò che c’è di più naturale: «Terra sana, cieli liberi e mare pulito». Indennizzi e riduzione del perimetro della Base.
Scanu ascolta, sostiene, argomenta e i membri della Commissione fanno quadrato attorno ai manifestanti. Il 26 ottobre, a Palazzo Chigi, viene siglata l’intesa per gli indennizzi ai 600 lavoratori economici della pesca del comparto marittimo di Oristano, interessati dagli sgomberi degli specchi d’acqua per le esercitazioni militari del poligono. Evviva.
Siamo ancora nella fase della “caratterizzazione”, cioè a dire, non si sa ancora cosa di preciso ci sia dentro alle aree dei Poligoni. Fior di quattrini per le bonifiche e il risanamento, procedimenti complessi e in fase di attuazione, con lentezza più che estrema.
Risultato: «Riconversione di Quirra nel segno del rispetto della salute dei lavoratori, della tutela dell’ambiente e delle buste paga, graduale chiusura di Capo Teulada e Capo Frasca». È sempre il presidente della Commissione, Gian Piero Scanu, dalle colonne de L’Unione Sarda a fare il resoconto della missione nell’Isola: «Ognuno è libero di pensarla come crede – prosegue il deputato olbiese – ma il mandato e la linea della commissione sono chiari e stabiliti nella legge istitutiva».
Le prospettive? «Le aree oggi recintate dal filo spinato possono diventare centri di eccellenza della ricerca, senza la perdita di una sola busta paga, anzi. La vocazione di altissima tecnologia e grande livello scientifico della Sardegna nasce sessant’anni fa e oggi vanta un Distretto aerospaziale importante nei fatti e nei progetti: ritornare su questa strada può garantire nuovi posti di lavoro».
E se ora “dietro la collina non c’è più nessuno, solo aghi di pino e silenzio e funghi”, restano i verdetti che la giustizia terrena, prima di quella divina, dovrà emettere nelle aule dei tribunali: le morti sospette nello scacchiere strategico dei poligoni e la madre terra ridotta a una pattumiera bellica. Scusate se è poco.

Lascia un Commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>