Le nostre consapevolezze dopo il convegno
di Mons. Antonello Mura
E’ stata, come l’anno scorso, una bella esperienza di Chiesa. Il nostro convegno del 22 ottobre sul tema: “Accompagnare, discernere e integrare. Il volto bello delle nostre parrocchie” ha avuto una significativa presenza dalle comunità (800 partecipanti, con tutti i presbiteri), relatori eccellenti (Mons. Nunzio Galantino e fratel Enzo Biemmi), una lodevole e genuina accoglienza da parte della parrocchia ospitante. E il vescovo è felice di questi dati, non scontati né da sottovalutare. Chiediamoci ora: quali le conseguenze per le comunità e per tutta la Diocesi? Quali scelte siamo chiamati ad operare? Sinteticamente voglio indicare alcuni punti basilari, che considero determinanti in vista di proposte e itinerari.
Imparare a raccontare il positivo. L’ho evidenziato nella lectio di apertura, ma credo che sia giunto il momento che nelle nostre comunità si abbandonino criteri di lettura pessimistici e rassegnati. Riconoscere questo tempo (cf Luca, 12,54-56) significa avere uno sguardo sulla realtà che sia in primo luogo di ammirazione. Camminare nella fede comporta, anche in tempi “difficili” riconoscere la presenza del Signore, che non solo non è venuta meno, ma che sempre ci fa “leggere questo mondo” come un dono da non disperdere. Quante realtà belle nelle nostre comunità non hanno voce per essere raccontate e diffuse! E quanto appaiono fuori luogo (e fuori tempo), oltre che dannosi, coloro che si intestardiscono in lamentele sterili e inutili, magari lagnandosi continuamente della durezza dei tempi ostili. Al convegno ho percepito positività ed entusiasmo che mi auguro abbiano la forza di contagiare le nostre parrocchie.
Mettere in discussione pratiche consolidate. L’ammirazione e lo sguardo positivo non ci possono portare semplicemente a prendere atto della realtà, anche se tutto in essa fosse ammirevole. Un autentico cammino di fede presuppone dinamicità e creatività. Non basta fare “quello che si è sempre fatto”, quando le condizioni attorno a noi, sociali, culturali ed ecclesiali, oltre ad essere mutate rispetto al passato continuano a mutare con un’accelerazione costante. Non si tratta chiaramente di rincorrere il tempo né di assimilarne tutte le caratteristiche, quanto piuttosto quello di mettere in discussione i nostri linguaggi e i nostri stili pastorali, per raggiungere gli obiettivi che da sempre ci contraddistinguono come credenti: annunciare il Vangelo, celebrare la fede e testimoniare la carità.
Tentare vie nuove nella catechesi. Da un anno riflettiamo in diocesi sull’avvio di una catechesi catecumenale o familiare, almeno come possibilità da sperimentare in alcune parrocchie. E’ arrivato il momento di mettere in pratica questa intenzioni. L’obiettivo è avere delle famiglie che nelle parrocchie si predispongano prima a una preparazione, successivamente a un annuncio alle famiglie della stessa comunità, alle quali offrire un percorso che, accanto a quello ordinario, porti avanti un annuncio della fede esperienziale. In particolare nel cammino dell’iniziazione cristiana verso i sacramenti della Cresima e dell’Eucaristia.
Rafforzare i Consigli parrocchiali. Queste indicazioni hanno bisogno della valorizzazione e dello slancio che proviene dal Consiglio pastorale parrocchiale che, unitamente a quello degli Affari economici, è chiamato a offrire un’immagine di Chiesa comunionale e missionaria. In linea con le esigenze del nostro tempo.
In conclusione. Il convegno ci chiama a una conversione pastorale che riguarda persone e strutture, linguaggi e stili, metodi e strumenti, premesse e finalità. E vogliamo diventarne sempre più consapevoli.
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