In breve:

“La gioia dell’amore” più forte di ogni ferita

LARA

di mons. Antonello Mura
L’ Esortazione apostolica di Papa Francesco Amoris laetitia (la gioia dell’amore), che raccoglie i risultati dei due Sinodi sulla famiglia nel 2014 e nel 2015, sta facendo riflettere (e discutere), ma prima di fare delle considerazione e di arrivare a delle conclusioni va letta per bene. Da soli, in famiglia e (possibilmente) nelle comunità parrocchiali. Suddivisa in nove capitoli e oltre 300 paragrafi, si apre con sette passaggi introduttivi che rendono subito ragione della complessità del tema e dell’approfondimento che richiede.
Si tratta di un’Esortazione che appare perfettamente in sintonia con i temi più cari a papa Francesco, dove si parla di famiglia, di figli, di sessualità, di anziani e di come rapportarsi alla morte. Sempre con l’ottica dell’amore, parlando di abbracci, di grazia, di misericordia, di tenerezza, e ricordando “che non tutte le discussioni dottrinali, morali o pastorali devono essere risolte con interventi del magistero.
Naturalmente, nella Chiesa è necessaria una unità di dottrina e di prassi, ma ciò non impedisce che
esistano diversi modi di interpretare alcuni aspetti della dottrina o alcune conseguenze che da essa derivano…”. Accanto agli abbracci e alle carezze, non vengono dimenticati gli abbandoni, le fragilità, le emarginazioni, le divisioni e le solitudini. Per tutti e per tutto c’è profumo di grazia, di apertura al mondo, di incontro con un Dio dolce e misericordioso. La dottrina sulla famiglia viene enunciata con il racconto degli uomini e delle donne del nostro tempo, senza nascondimenti e senza vergogna. E l’amore sgorga in ogni pagina. “Per molto tempo – continua Francesco – abbiamo creduto che solamente insistendo su questioni dottrinali, bioetiche e morali, senza motivare l’apertura alla grazia, avessimo già sostenuto a sufficienza le famiglie, consolidato il vincolo degli sposi e riempito di significato la loro vita insieme. Abbiamo difficoltà a presentare il matrimonio più come un cammino dinamico di crescita e realizzazione che come un peso da sopportare per tutta la vita”.
Ma la domanda che interessa a tutti è: sui divorziati risposati ci sono novità? Il Papa conferma che i
dialoghi del cammino sinodale hanno condotto a prospettare la necessità di sviluppare nuove vie pastorali. Saranno infatti le diverse comunità a dover elaborare proposte più pratiche ed efficaci, che tengano conto sia degli insegnamenti della Chiesa sia dei bisogni e delle sfide locali. Al punto 242, c’è scritto: “I Padri hanno indicato che un particolare discernimento è indispensabile per accompagnare pastoralmente i separati, i divorziati, gli abbandonati. Va accolta e valorizzata soprattutto la sofferenza di coloro che hanno subito ingiustamente la separazione, il divorzio o l’abbandono, oppure sono stati costretti dai maltrattamenti del coniuge a rompere la convivenza. Il
perdono per l’ingiustizia subita non è facile, ma è un cammino che la grazia rende possibile. Di qui la necessità di una pastorale della riconciliazione e della mediazione attraverso anche centri di ascolto specializzati da stabilire nelle diocesi”. Ai divorziati che vivono una nuova unione, papa
Francesco dice che è importante far sentire che sono parte della Chiesa, che “non sono scomunicati” e non sono trattati come tali, perché formano sempre la comunione ecclesiale. La parola d’ordine, accanto a “discernimento” e “accompagnamento” è “integrare”, che è il contrario di escludere: si deve aiutare ciascuno a trovare il proprio modo di partecipare alla comunità ecclesiale, perché si senta “oggetto di una misericordia immeritata, incondizionata e gratuita”.

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