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Lo scandalo del perdono

In un caldo mattino di giugno del 1988, a Tortolì, due mani assassine hanno ucciso Giovanni Battista Tangianu. «Chi ha ucciso mio marito mi ha strappato il cuore, ma non ha potuto strapparmi l’anima. Ho perdonato. L’ho fatto per coerenza. Perché sono cristiana. Come avrei potuto ancora recitare il Padre Nostro?». La storia di Franca che ha perdonato gli assassini di suo marito.

il-tempo

Tempo a perdere

di Tonino Loddo

«È tempo di non perdere tempo», ha ripetuto il vescovo Antonello nel corso della Messa del Te Deum celebrata il 31 dicembre. Il tempo. Ci sembra di non averne mai abbastanza e ci affanniamo tutti, giorno dopo giorno, a determinarne esattamente l’incedere

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Per parlare di vocazione più coraggio e fiducia nei giovani

di mons. Antonello Mura

Domenica 24 gennaio le comunità della diocesi celebrano la Giornata del Seminario. Con quali scopi, tenendo conto della scarsità attuale dei numeri? I dati sono immediati: due seminaristi al Seminario regionale di Cagliari (Federico e Daniel), un giovane (Evangelista) che ha completato il VI anno, più un diacono (Giuliano) in cammino verso il presbiterato. Numeri poveri, perfino scoraggianti per qualcuno.

Gairo

Il vescovo a Gairo. “Non rassegnatevi al male”

di Augusta Cabras

“Non rassegnatevi al male. Non accettate che sia la violenza a distruggere le famiglie e ad alimentare contrapposizioni e brutalità. Lottiamo perché chi nasce e vive a Gairo abbia esempi illuminati di vita e di fede. E diciamo insieme basta a questi omicidi, che stanno stravolgendo un paese e che ne stanno rovinando immagine e futuro”.
É questo l’invito accorato del vescovo Antonello Mura alla comunità di Gairo sconvolta nuovamente e per la terza volta in poco più di un anno, dalla morte di un suo figlio, Simone Piras, 32 anni, caduto per mano assassina. É un altro delitto che porta con sé dolore e tristezza per una vita spezzata, per una moglie troppo presto diventata vedova e per tre figli per sempre segnati da una tragedia immensa. É un dolore che scuote la coscienza di tutti gli uomini di buona volontà, che non vogliono lasciarsi sopraffare dal male, che rifiutano la vendetta, che spezzano la spirale dell’odio e della violenza percorrendo così l’unica via che permette agli uomini e alle comunità di salvarsi.
Non può esserci, infatti, giustificazione alcuna a tanta efferatezza, non può esserci neppure un errore così grande da dover essere pagato con il sangue. Non può e non deve esserci. Ci devono essere invece vie e soluzioni pacifiche che risolvano anche questioni complesse. Ci devono essere percorsi di pace anche quando sembra impossibile superare rancori e inimicizie. Perché sangue non chiami altro sangue. Perché nessuno pianga ancora per i figli assassinati e per i figli assassini. Assassini chiamati a rispondere davanti a Dio e agli uomini della propria condotta.
Nella sua lettera indirizzata a don Tito Pilia, parroco della Parrocchia di Sant’Elena Imperatrice e a tutta la comunità , il nostro Vescovo scrive ancora: “Chi ha colpito Simone in maniera così spietata ne risponderà a Dio, perché la vita ha un valore così grande che nessuna giustificazione è consentita per chi osa sopprimerla con questa violenza. Prego per chi in modo nascosto e crudele ha assassinato la vita di Simone. Se credente, chieda in ginocchio la Misericordia di Dio, così come – di fronte alla giustizia umana – potrà ricostruire la sua vita solo riconoscendo il delitto commesso”.
Il delitto semina dolore e disperazione nei familiari delle vittime e nei carnefici, tormentati da un gesto che non lascia possibilità alcuna, se non quella del pentimento. In quest’anno speciale ci auguriamo che il cuore indurito dal male e dalla paura possa essere accolto e trasformato dal Dio di Misericordia e il dolore delle vittime lenito e orientato al perdono.