In breve:

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I prossimi appuntamenti giubilari in diocesi

Ecco le date di alcune delle prossime iniziative diocesane legate all’anno giubilare. Il 14 maggio (ore 20.30) a Lanusei (Santuario) sarà celebrata la Veglia di Pentecoste. Tre le date di giugno: il 2 (ore 9.30), sempre al Santuario sarà celebrata la Festa diocesana delle famiglie; il 12 sarà la volta della Festa dei popoli a Tortolì ed infine, il 20 si svolgerà la Giornata diocesana dei ministranti a Lanusei (Santuario). Lunedì 25 luglio grande festa per la partenza dei giovani alle Giornate della gioventù di Cracovia. Per agosto (da sabato 20 a sabato 27) sono previste una serie di iniziative promosse dall’Ufficio diocesano della pastorale del turismo (sede Caritas, Tortolì). Si svolgerà il 22 ottobre, quindi, il Convegno ecclesiale diocesano (Tortolì) e le iniziative si concluderanno domenica 13 novembre con la chiusura dell’anno giubilare a Lanusei (Santuario).
Ognuna delle quattro Foranie in cui è divisa la diocesi ha, inoltre, programmato un pellegrinaggio per ottenere l’indulgenza giubilare, che si svolgerà a Lanusei. Si comincia il 12 giugno (Forania di Jerzu), quindi, a seguire, il 18 settembre con quella di Seui e il 25 settembre con quella di Tortolì; chiusura il 9 ottobre con la Forania di Lanusei.

Volume in onore di mons. Antioco Piseddu

Sarà presentato il 5 maggio a Cagliari (ore 18, nell’Aula Magna della Facoltà di Teologia in Via Sanjust, 7) il volume Divina quae pulchra. Scritti di estetica e teologia offerti ad Antioco Piseddu, curato da Ignazio Ferreli.

Festa diocesana ACR – il 1 maggio a Loceri

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di Piergiorgio Pisu

Assistente diocesano dell’ACR – Parroco di Arbatax

“Non c’è primo maggio senza ACR”.  Da circa quarant’anni i bambini e i ragazzi della nostra diocesi attendono con tanta trepidazione e gioia questo appuntamento che vede riuniti tutti gli acierrini e non.

Certo, le previsioni meteorologiche per la giornata non erano molto incoraggianti tanto è vero che la pioggia, scesa con abbondanza alla vigilia, non consentiva visi e voci tranquille. Ma alla fine il sole ha avuto la meglio e anche quest’anno abbiamo vissuto una giornata indimenticabile. Indimenticabile innanzitutto per l’accoglienza che la parrocchia e comunità di Loceri hanno riservato a gli ospiti, che invadendo letteralmente il paese, lo ha visto arricchito di tanti addobbi; per non parlare dell’arrivo in piazza, luogo del raduno, con tanti palloncini che puntavano verso il cielo, tante bandierine e nastri colorati che al soffio del vento si facevano non solo notare ma anche sentire e poi gli striscioni di benvenuto, con il grande treno che richiamava lo slogan di quest’anno: “Viaggiando verso Te”.

Il primo momento della giornata, introdotto dal saluto del parroco don Giovanni e del presidente diocesano ACI, Enrico Congiu, è stato dedicato alla celebrazione della Santa Messa presieduta dal vescovo Antonello, il quale nell’omelia, che vedeva tutti attenti, ha esortato tutti ad essere dei costruttori di ponti che uniscono e non di muri che dividono collegandosi al tema del viaggiare e richiamando il viaggio della Madonna, che portava in grembo Gesù, dalla cugina Elisabetta.

Al termine della Messa l’Assistente diocesano dell’ACR ha ricordato il numero dei partecipanti provenienti da 15 parrocchie: 650 tra bambini, ragazzi, educatori e responsabili. Considerando i loceresi, la piazza conteneva più di mille persone. E circa mille sono stati anche gli euro raccolti per l’iniziativa caritativa annuale che verranno destinati alla Caritas Diocesana.

Ricevuta la pergamena offerta in dono dalla parrocchia, è partito il corteo per le vie del paese con inni e canti che si è fermato davanti al nuovo monumento dedicato alla Madonna. Suggestivo ed emozionate è stato il momento in cui è stata scoperta la statua di Maria così come l’offerta dei fiori posati con tanta delicatezza.

Consumato il pranzo si è passati ai giochi  a squadre organizzati con tanta fantasia dall’associazione locale denominata La Banda dei monelli.

La giornata, che nessuno voleva terminasse mai, si è conclusa con un arrivederci all’anno prossimo.

Le foto sono di Amanzio Angius

TRIBUNALE LANUSEI

il Tribunale di Lanusei è sempre a rischio?

di Matteo Stochino

La Provincia più piccola (e più bella, secondo l’analisi del quotidiano “Il sole 24 ore”) d’Italia ospita il Tribunale più piccolo d’Italia. La congenita situazione dimensionale del presidio lanuseino fa sì che ad intervalli più o meno regolari, più o meno esplicitamente, il ministro o la commissione di turno, o chi altri, additino il nostro e gli altri Tribunali “minori” come emblema degli sprechi dell’amministrazione della giustizia. Puntualmente, ogni qualvolta le forbici romane paiono avvicinarsi al civico 95 di via Marconi, le Istituzioni e la popolazione ogliastrina si levano, unanimi, in sua difesa, utilizzando le sempre attuali motivazioni circa il cronico isolamento orografico e infrastrutturale dell’Ogliastra che rendono, ieri come oggi, alquanto gravoso per un ogliastrino raggiungere le vicine sedi di Nuoro o Cagliari. A ciò si affianca la – purtroppo anch’essa ancora attuale – considerazione circa l’elevata incidenza criminale in Ogliastra che, se cinquant’anni fa era strettamente legata ad ambienti e questioni prevalentemente agro-pastorali, oggi pare essersi ramificata nei più svariati settori.

Gli ultimi fra gli attentatori alla permanenza del Tribunale nella città delle ciliegie, stando a quanto sostenuto dai più attenti, risponderebbero al nome di al nome di Vietti Michele e Orlando Andrea. Parlamentare, vicepresidente emerito del CSM (il massimo organo politico della magistratura italiana, presieduto dal Capo dello Stato) e, attualmente, presidente della commissione incaricata di studiare una nuova riforma della geografia giudiziaria il primo; Ministro della Giustizia il secondo. Ebbene, negli ultimi tempi, gran parte dei nostri concittadini è stata indotta a credere che il Tribunale ogliastrino sia nelle mire della commissione Vietti, pronta a cancellare, con un colpo di spugna quanto ottenuto e mantenuto finora. Eppure, il testo licenziato dalla commissione, nelle sue due stesure, quella provvisoria (circolata non si sa bene come a fine gennaio) e quella finale, depositata sul finire del mese di marzo, tutto sembra dire tranne che il Tribunale sia Lanusei sia in discussione.

Anzi, se è vero che l’ipotesi in campo è quella di parametrare l’erogazione della Giustizia anche attorno al criterio del bacino d’utenza (quindi del numero di cittadini serviti), è vero anche che la commissione stessa propone di valutare attentamente e caso per caso la sorte dei presìdi di legalità, suggerendo di mantenere in vita quelli che, per condizioni orografiche e infrastrutturali, ovvero per l’alto tasso di criminalità, siano tali da poter ergersi a punto di riferimento di un territorio e della popolazione lo abita. Né più né meno le motivazioni da sempre usate per difendere il nostro Tribunale. Se l’evidente condivisione d’intenti tra la difesa storicizzata del palazzo di giustizia lanuseino e le risultanze della commissione Vietti possono farci ben sperare per un altro taglio evitato, ancor più dovrebbero farlo le dichiarazioni del Ministro Orlando, il quale si è prodigato in più occasioni a ribadire che non solo il Tribunale di Lanusei non è a rischio chiusura, ma non lo sarebbe nessun Ufficio giudiziario di primo grado, non rientrando nell’agenda di questo Governo tale riordino.

Le parole del Ministro, però, si pongono in palese contrasto con quanto da egli stesso scritto e firmato allorquando, nell’agosto dell’anno passato, ebbe ad incaricare l’on. Vietti di studiare, tra le altre cose quel «completamento [post riforma 2011] della nuova carta della giudiziaria degli uffici di primo grado» oggi rinnegato. Che si voglia o meno concedere fiducia al Ministro o continuare ad insistere, con Vietti, sulle ragioni per il mantenimento del Tribunale di Lanusei, una cosa è certa: l’Ogliastra deve star pronta a respingere il futuro, prossimo o remoto che sia, tentativo di soppressione. A tal proposito è d’uopo ricordare come, ciclicamente (anche se sempre timidamente), faccia capolino una proposta che, a detta dei sostenitori, potrebbe allontanare definitivamente lo spettro della chiusura. Tale proposta, che presuppone alla base un patto politico e sociale fra territori, conduce alla perdita della patente di piccolo (o, almeno, di più piccolo) Tribunale a quello dell’Ogliastra, in ragione dell’estensione della propria competenza territoriale al Sarrabus e al Sarcidano. Il vantaggio sarebbe duplice. Innanzitutto, se è vero che la Giustizia resa dal Tribunale di Lanusei, anche in virtù della dimensione ridotta dello stesso, che permette anche ai magistrati di affrontare in maniera più ponderata gli argomenti loro sottoposti, è una Giustizia di qualità, i benefici goduti dagli ogliastrini sarebbero condivisi con gli abitanti dei territori confluenti; in secondo luogo, anche se di riflesso, gli utenti del Tribunale di Cagliari (cui, oggi, fanno riferimento i cittadini del Sarrabus e del Sarcidano), si avvantaggerebbero del minor carico di procedimenti gravante sul Tribunale del capoluogo.

abramo

“Lascia la tua terra e va’ …”

di Pietro Sabatini

 

“Il Signore disse ad Abram: «Vàttene dal tuo paese, dalla tua patria e dalla casa di tuo padre, verso il paese che io ti indicherò. Farò di te un grande popolo e ti benedirò, renderò grande il tuo nome e diventerai una benedizione». Allora Abram partì, come gli aveva ordinato il Signore, e con lui partì Lot. Abram aveva settantacinque anni quando lasciò Carran”. (Gen 12, 1-2.4)

Nella Genesi, dopo le storie epiche dei primi undici capitoli, lettura sapienziale del mistero della vita, dal capitolo dodicesimo inizia la storia dell’incontro tra Dio e gli uomini, tra l’eterno e il temporale, tra l’infinito e il finito. Strumento di questo incontro è Abramo, che decide di intraprendere un viaggio, secondo l’invito di Dio. Dietro la decisione di Abramo, è possibile percepire il suo dramma, la sterilità del suo matrimonio, la paura di scoprire che la sua vita sia inutile, come inutili sono le sue ricchezze, senza un erede che possa garantirle nel tempo. Quel figlio, che Dio gli promette è bene primario per la sua vita, ma il suo ottenimento è subordinato all’abbandono della sua terra e delle sue sicurezze, richiede la capacità di mettersi in viaggio verso una meta del tutto incerta, fidandosi di Dio. Abramo accetta la sfida e parte, così diviene il padre della fede, e il padre del Popolo che Dio si è scelto.
Oltre a segnare la storia di Israele, la scelta di Abramo, ci insegna che l’atto di fede si lega sempre alla scelta di partire: il viaggio è la condizione dell’uomo che crede. Infatti, una delle prime professioni di fede, utilizzata nel rituale dell’offerta delle primizie, inizia con le parole: “Mio Padre era un Arameo errante” (Dt 26,5). Di Abramo non si dice il nome ma la sua condizione. In questo modo la fede di Abramo diventa emblema della fede di tutti i credenti. Credere è sempre lasciare le certezze conquistate, le nostre proprietà, tutto ciò che ci è d’impedimento nel viaggio, a cui Dio ci invita. Anche gli apostoli di Gesù, “tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono” (Lc 5,11). Così in questi duemila anni di cristianesimo tanti uomini hanno intrapreso la condizione di “erranti”: Antonio abate, Francesco d’Assisi, Charles de Foucauld e tanti altri chiamati da Dio, hanno trovato in Dio la forza per decidere di “fare il santo viaggio”(Sal 84).
Una decisione di partire, che potrebbe apparire stolta e per questo produce derisione e incomprensione e chiede una grande libertà rispetto alle cose del mondo e alla mentalità di peccato che lo abita, perché dal condizionamento del male, nessuno può dirsi esente. Per vincere le difficoltà bisogna avere un motivo molto forte e mantenerlo chiaro nella propria mente. Questo motivo, che si esprime con formulazioni e aspirazioni diverse, si può riassumere proprio con la parola “vita”. La vita ci chiede continuamente di lasciare qualcosa per ritrovare il valore del proprio essere. Chi non accetta di lasciare e di partire vive nel corpo ma è morto alla sua anima. La ricerca esasperata di sicurezza finisce per impedire di vivere la propria umanità. Anche l’attualità, spettatrice di un grande fenomeno migratorio, si può leggere a partire dall’esperienza di Abramo e le migliaia di persone, che ogni giorno mettono a rischio la propria vita, sono la versione più moderna della scelta di Abramo, della ricerca di verità e di libertà per la loro vita.

baba

Perché il Dio di Baba è il tuo stesso Dio …

di Fabiana Carta

«Ma lo sai che da piccolina avevo sempre con me dei bambolotti neri che appendevo nell’albero di Natale? E dicevo sempre: se da sposata non riuscirò ad avere dei figli andrò in Africa, per poterne adottare uno».